
Zora
Una storia della resistenza
Zora Perello, figlia di una sarta slovena e di padre calabrese rappresenta la personificazione dei traumi della storia vissuti dalla città di Trieste che sono in parte evidenti tuttora. La vita della giovane attivista slovena, comunista e partigiana, è stata interrotta nel campo di concentramento di Ravensbrück nel 1945.
Zora, all’anagrafe Alba, Zora Perello era nata a Servola il 14 maggio 1922, l’ anno in cui il fascismo giunse al potere, da papà calabrese e madre slovena della zona dei Brkini. Quando aveva solo otto anni il padre lasciò la famiglia e la madre si trasferì con Zora a San Giacomo.
Da adolescente, fece parte della gioventù comunista considerata illegale dal regime fascista e si prodigò per la diffusione dell’ educazione tra gli sloveni di San Giacomo. Fermata una prima volta e condannata a sei mesi di carcere, venne nuovamente arrestata per la sua attività politica, condannata dal Tribunale Speciale a diciotto anni di reclusione ed internata. Rimase in prigione fino all’ 8 settembre 1943. Ritornò a Trieste come attivista comunista in città e sul Carso. Venne arrestata di nuovo dalla Gestapo e torturata.
In prigione incontrò la dirigente comunista e tenente partigiana Maria Bernetič (“Marina”) che sarà poi senatrice del Partito Comunista Italiano. Desportata nel campo di concentramento di Ravensbrück Zora Perello morì il 21 febbraio del 1945.